FERROVECCHIO – Recensione di Donatella Codonesu – La magia della lingua siciliana esorcizza il disagio di vivere

Ferrovecchio  di Rino Marino

teatro SalaUno di Roma dal 7 al 12 febbraio

La magia della lingua siciliana esorcizza il disagio di vivere

recensione di Donatella Codonesu

http://www.teatroteatro.it/recensioni_dettaglio.aspx?uart=3411

Un ferro vecchio e cigolante, arrugginito e senza età, eppure inarrestabile. E’ la bicicletta che accompagna il vagabondo nel suo perenne camminare a vuoto. Ma è anche l’uomo stesso, inutile e alienato nel perpetuo movimento di un fisico che manifesta tutte le inquietudini interiori.

Il reiterato tentativo di trovare la propria direzione diviene nella superlativa interpretazione di Fabrizio Ferracane un corpo instabile, corrispondente fisico dello stesso continuo incespicare della parola. 

Frasi spezzate che cercano un senso compiuto e piedi che tentano invano di trovare stabilità: questo è il personaggio che l’attore magistralmente sa creare, sostenuto da una scrittura che usa tutto il potere evocativo di una lingua magica.

L’alter ego del vagabondo, Andrea – ma il nome è casuale, non gli appartiene e non lo identifica – è diverso, ha un’altra storia e altri bisogni. Apparentemente, almeno. In comune hanno la stessa solitudine, un indefinito senso di attesa, un isolamento e una chiusura che si rivelano le due facce di una stessa medaglia nello scambio finale dei ruoli. Rino Marino, che nello spettacolo è una perfetta spalla, è autore del testo e regista della piéce: due ruoli ricoperti con precisione impeccabile e grande sensibilità.

La musicalità del siciliano, l’onomatopeica e la ritmica che difficilmente un’altra lingua avrebbe avuto, sono utilizzate come formula magica per esorcizzare il vuoto che circonda l’uomo assorbendo ogni altro suono che non sia la sua stessa parola. Grazie all’incantesimo fonetico, due solitudini si incontrano in un contesto desolante, decaduto e spoglio, e da uno scambio di frasi senza senso nasce il sorriso. Non dai contenuti del dialogo, che rasentano la deriva beckettiana dell’incomunicabilità, ma proprio dalla parola intesa come suono, cadenza, ritmo. Una parola universale, quindi, che rende comprensibilissimo persino il testo integrale in siciliano.

Uno spettacolo di rara delicatezza, che tratta un disagio esistenziale più diffuso di quanto non si immagini. Da vedere, gustare e digerire con calma.

Donatella Codonesu

FERROVECCHIO – Recensione di Donatella Codonesu – La magia della lingua siciliana esorcizza il disagio di vivereultima modifica: 2012-02-10T23:45:00+01:00da filmalieno
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