Liturgia dei Miserabili – recensioni

Liturgia dei Miserabili

GIORNALE DI SICILIA

11 giugno 2007

 

Se gli aquiloni sorgono all’alba, ecco la ‘Liturgia’ di Marino.

di Gregorio Napoli

 

PALERMO. Due candide creature si confrontano sullo sfondo della campagna, nel mirabile paesaggio della vecchia Capitania. Sono il vagabondo e Antonino: un barbone che trascina una carriola ed un ‘pazzo a nord-ovest’ che cerca il suo aquilone. Si incontreranno quelle due nature semplici? Riusciranno ad attingere serenità e saggezza, mentre pietose ninna-nanne si levano da stanze sberciate, e bambole, e spaventapasseri, ebeti e falsi preti intrecciano la danza della disperazione psichica, aperta verso orizzonti di speranza e risarcimento etico.

In poco più di venti minuti, il bel film Liturgia dei miserabili svela la maestria di Rino Marino, uomo di teatro che, con Artaud alla mano, scruta nel disagio dei vari personaggi. L’eccelso ‘brevemetraggio’ verrà presentato domani sera al Lubitsch di via Guido Rossa n. 5, alle ore 21,00.

Commentato dalla colonna sonora di Maurizio Filardo, con le luci desaturate di Giuseppe Calandra, interpretato dagli attori della compagnia Sukakaifa, in collaborazione con le comunità ‘Salus’ di Salemi, col Dipartimento di salute mentale ASL 6 di Palermo e le case-famiglia La Speranza 2, Insieme 1 e Ci Siamo, nel patrocinio lungimirante dell’Amministrazione Comunale di Castelvetrano, il movies si distingue per la coerenza dello stile, la rinuncia all’enfasi della carità bugiarda e il rigore dello sfondo iconografico. Tutto assume la valenza del simbolo, in Marino, e tutto si piega, infine, al contatto salvifico dei personaggi con la natura. Gli aquiloni sorgono all’alba: candele spente, emblemi del fanatismo, gorgoglio di preghiere, cantilene, scorci luminescenti nel bosco o sul mare, e il pallore rasserenante della luna, si sommano in una rappresentazione liberatoria dove il linguaggio del cinema e la ‘glossa’ della scena fanno supporto ad una pietas delibata con straordinario pudore.

Alla serata del Lubitsch parteciperanno il prof. Daniele La Barbera, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università degli Studi di Palermo, e il prof. Antonino Conciliano, oltre al regista Rino Marino e ai suoi attori e collaboratori.

E’ un’occasione di rilancio, per la qualificata sala di Bonagia.

 

 

FERMENTI

Anno XXXVII N.232

(2008) 

da I fantasmi della luna e l’immagine-azione

di Antonino Contiliano

(…) Rino Marino, il regista di Liturgia dei miserabili, è castelvetranese, psichiatra, poeta, attore e scrittore di teatro, e tra i suoi testi migliori, che ha visto anche una riduzione teatrale, qualche anno fa, c’è appunto La nave dei lunatici la cui vicenda ed esistenza ora ci è presentata elaborata con lo statuto particolare delle immagini del cinema e del loro essere simbolico particolare come ‘cinema’ corporeo (…)

Come i geroglifici egiziani, le immagini degli alienati mentali di Liturgia dei miserabili sono il simbolo corposo e sensibile dei concetti esperenziali che i folli hanno del loro rapporto con il mondo(…)
Così ne La liturgia dei miserabili l’ululato del lupo alla notte è il vecchio pescatore divenuto folle. Il pescatore che, dopo il suo viaggio sghembo (ritmato dall’ossessiva ripetizione “asciucà lu mari”, angoscia spossessante, qualche sosta all’edicola votiva e il riposo ai fianchi della barca (isotopia della nave dei folli, e dismessa) dismessa e a secco sulla riva, e al cui riparo per l’ultima volta ripete come un’auto ninna nanna “asciucà lu mari. Terra sicca, spini e furmento abbruciatu”), si alza e s’immerge nel cono di mare illuminato dalla luna. È il pescatore alienato che è preso nel divenire animale senza diventare lupo, quando si muove di notte fra gli alberi e il verde di una sentiero che attraversa per portarsi in riva al mare e lì scomparire fuso con la luce liquida e accogliente(…)
Non è un caso che l’ambiente in cui, fissi nell’occhio e nell’idea dominante e irremovibile, vivono, girano si muovono i personaggi di Rino Marino, gli alienati mentali in rovina, in un mondo di rovine; i soggetti altri capaci più di altri di dar corpo a dei fantasmi a cifre di immobilità. L’immobilità dell’idea fissa che imprigiona la mente del personaggio e si proietta anche come fissità del paesaggio e dell’ambiente. Quasi un “paesaggio moralizzato” che rende superfluo il ricorso ai rapporti di somiglianza per spiegare, per dire con i caratteri del mondo e delle cose la temporalità immobile dell’anima straniata del folle che vive nell’intemporalità di un presente che si ripete: il presente dell’eterno ritorno della donna, del barone o del vecchio assorto e spaesato/spaesante del cortometraggio del regista Rino Marino.

Una temporalità, in questa Liturgia dei miserabili, qual è quella che attraversa e picchia la mente del folle, mo(n)strata dalla monotonia cadenzata del bianco e del nero e la sua scala di grigio, dei gesti, dei toni di voce, della musica, del canto dei grilli e delle cavallette, del gesto del vento che muove appena le foglie degli alberi o delle canne per connotarci una scena che rimane invariata, dipinta di immobile, maniacale, monotonia.

La stessa monotonia, fissità, immobilità d’essere, delle ruote della piccola carretta dell’omino, del ticchettio di una goccia d’acqua nel secchio all’interno di un diruto, della rigidità di una casa diroccata, devastata da un terremoto e con cinque occhi-finestre spalancati sul vuoto (l’orrore di una mancanza o di un’assenza), di una donna allucinata, come altri personaggi del film, che culla e nenia un pupazzo – il divenire bambino (maternità mancata) –, un Antonino, portato per mano da un bambino – il divenire aquilone –, un vecchio poeta, surrealisticamente seduto in mezzo alle rocce e alle rovine che, contattato dall’omino del carretto in cerca di un fiammifero per spegnere il giorno e trovare l’aquilone di Antonino, come una vecchia incisione canora registrata e addormentata, ora si risveglia e fa sentire la sua voce di anima assente e straniata che sa “…la pena del viandante e il suo canto smozzicato” o del barone e del suo cameriere che festeggiano ogni compleanno senza invitati, sempre.

E su questo mondo di rovine, profondamente reso dal bianco e nero del film, c’è pure un’orchestra di suoni e voli. Baudelaire direbbe una foresta di simboli: corpi, volti, segni e lingua poetica plurale, mistilinguismo di siciliano e italiano sicilianizzato, segnali e atmosfere di lunari cristallizzazioni, angoli oscuri, rimossi e/o di solito ignorati, anfratti in chiaroscuro assorbente.

C’è una colonna sonora artificiale che è solo una parte e complementare, perché silenzi assordanti e solitudini risonanti pulsano insieme frequenze di identità in dormiveglia con i segnali più svariati nascosti/mostrati e impressi nel ritmo delle cose catturate dalle inquadrature(…)

Nel montaggio della storia della liturgia dei miserabili di Rino Marino, è lo stesso del come vola l’aquilone di Antonino, il cigolio delle ruote della carretta, il suono dello sgocciolare della goccia d’acqua nel secchio, l’urlo silenzioso delle finestre spalancate della casa diruta (imponente e sinistra), la monotonia delle nenie della donna, il delirio bruciante del pescatore, il canto surreale del poeta tra le rovine, le battute enigmatiche del sacerdote del fuoco sacro e del riso ebete e saputo del sacrestano, l’andare sospeso e il coro salmodiante dei pellegrini che si avvicinano all’altare e poi al rito finale della capra scannata e macellata, sacri-ficata, e del gesto “religioso”, accompagnato da una musica incalzante, del suo cuore sradicato in trionfo votivo (il ‘sacer’ del tragico, quasi un ritorno al sacrificio religioso antico) in parallelo (altra allegoria) con i fumi del turibolo della religione nostrana. E in questo montaggio filmico che diagramma le rovine montando le/sulle rovine, e dove l’occhio della cinepresa ha bloccato il poetico e l’umano degli attimi di vita, d’esistenza “miserabile” e di ricerca di senso dei folli, si incontra e ammira anche il montaggio della visività narrativa e dell’articolazione scelta e orchestrata che ne fa il regista Marino. E, secondo noi, è un montaggio che orientata con lo spessore del suo bianco e nero sfumati (a volte come chiazze abbacinanti) e dei campi lunghi. Le forme che dicono della fusione del folle con l’ambiente e il ritmo del suo tempo, la dominanza dell’ambiente e del paesaggio sull’individuo. In particolare sull’alienato mentale. L’individuo viene da un fondo scuro e viene assorbito in un orizzonte che lo inghiotte. Anche il “dettaglio”, la panoramica e la carrellata o gli altri tagli di campo, piani e ritmi interni dell’inquadratura filmica, nella successione narrativa scelta dal regista, denotano questo discorso di fondo delle realtà vissuta e pensata dai folli, senza che per questo il vissuto degli stessi perda di valore e amore. Il regista-poeta Marino, combinando tra tagli diretti e indiretti o il soggettivo e l’oggettivo, ha conciliato, con ossimoricità artistica, il congelamento dell’occhio dell’obbiettivo della cinepresa – immagine di arresto e blocco, quasi una successione di fotogrammi piano-sequenza o immagine-azione che stagna istanti che si immobilizzano d’eternità – con la mobilità ricompositiva della coscienza del soggetto interpretante che cerca un senso non con un montaggio giusto, ma (come direbbero Godard e Deleuze) giusto un montaggio, giusta un’immagine, giusto un concetto per una breve sosta tra essere divenire “folli” e divenire “uomini” senza perdere l’umanità che è propria di ognuno, e in primis dei folli e diversi.(…)

Questo cortometraggio di Marino, per finire, richiama alla mente, per assonanza e continuità col mondo dei simboli, delle rovine e della potenza del corpo, anche i nomi di C. Bene, Pasolini, oltre che Benjamin e Deleuze.(…)

Ecco, allora: qui è il senso dell’arte e della poesia di Liturgia dei miserabili, la poesia che con il suo linguaggio mescolato (e non solo nel senso linguistico), diversamente dalla psichiatria medica, non cura una malattia della mente ma prende in cura la direzione e il senso di vita dei diversi, la singolarità che vuole volare o fondersi con la vita dell’universo e delle cose.

Liturgia dei Miserabili – recensioniultima modifica: 2010-05-28T23:10:00+02:00da filmalieno
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