La tragica illusione de “La Malafesta”: Fabrizio Ferracane e Rino Marino protagonisti a Locri di una pièce memorabile

di Enzo Romeo – Sono due menti alla deriva quelle che si incontrano, ossessionate dagli spettri della memoria ne La Malafesta? Oppure sono due uomini disgraziati dalla vita, che si ritrovano, a seguito della visita di uno dei due che ” tumpulia” alla porta dell’altro per molto tempo inascoltato prima di accedere alla casa?
Ed è una casa di presente miseria e dunque sgangherata, o la casa abbandonata, perché non vissuta da tempo, quella nella quale i due personaggi si ritrovano e danno vita ad un dialogo sospeso tra nubi e il buio, questo si vero, del tempo che passa e non ci si accorge o che non passa, perché tutto è irrimediabilmente fermo dopo la fine della propria esistenza?
È l’angosciante sequela di interrogativi che generano dalla visione di La Malafesta, meraviglioso atto unico in lingua siciliana, scritto, diretto e interpretato da Rino Marino, affiancato da un fantastico Fabrizio Ferracane.
Interrogativi che danno sale e gusto alla visione di questa pièce, andata in scena sabato sera al teatro comunale di Locri, secondo l’ottimo e ambizioso cartellone della Stagione Teatrale della Locride organizzata dal Centro Teatrale Meridionale, diretto dall’attore e regista Domenico Pantano.
Tutto parte dalla visita di uno dei due disgraziati alla casa del Suo compare. E da subito si capisce, ammesso che ce ne fosse bisogno, l’immensa bravura dei due attori, capaci di tenere attentissimo il pubblico sulla ospitalità del visitato, che appare indifferente al cordiale atto del suo amico.

Parte da qui un ossessivo quanto eccellente esercizio di spiegazione e di recitazione di come si debba accogliere una persona, dopo che questa ha “tuppuliato” alla porta del padrone di casa.
Nella stanza si agirano insetti fastidiosi, naturalmente invisibili al pubblico, che diventano quasi co protagonisti del palcoscenico. Il loro ruolo sotterraneo rende ulteriore forza alla recitazione. Come le antiche filastrocche che i due ricordano, cantando a squarciagola. Sono disgraziati che cercano di scombinare la tragica ritualità di giorni sempre drammaticamente uguali a se stessi, tra stenti e disperazione.
Disgraziati, che hanno contezza del loro status e che si ripetono reciprocamente di esserlo. Come confermano, con la gestualità e le parole talvolta biascicate, di non avere speranza.
Ma scatta la forza dell’illusione. Ed è così che ad un certo punto, per superare la fissità dei giorni e per ritrovare idealmente tempi un po’ più leggeri, si inventano di festeggiare il Natale in quel momento, che forse nemmeno sanno a che data e ora corrisponda.
D’incanto il visitatore apre una valigetta, (“bisogna fari attenzioni, ca teni cosi ddelicate”), affiora una luce e scatta una triste musica d’organetto.
La realtà sembra perdersi nell’avanzare dei ricordi, dove dominano “gli spettri della memoria” fino a far perdere consistenza ai corpi.
Marino e Ferracane, che non scopro certo io, sono superbamente bravi nel trasportare il pubblico in questo gioco tragicomico di pensieri e situazioni, di vita vissuta e vita immaginata. Le visioni diventano l’elemento dominante del finale e lasciano tutti meravigliosamente dubbiosi circa il fatto se la morte abbia vinto la vita o se vera vita per i due disgraziati non ci sia mai stata.
La Malafesta è un’opera, che resterà nella letteratura e nella drammaturgia di valore, non solo italiana.

http://ildispaccio.it/firme/203564-la-tragica-illusione-de-la-malafesta-fabrizio-ferracane-e-rino-marino-protagonisti-a-locri-di-una-piece-memorabile?fbclid=IwAR37g31nBgDKu72NmY-u0_OeAKYleara1PWS-lleDMLWCOiBsLL_rTBmqwI

La tragica illusione de “La Malafesta”: Fabrizio Ferracane e Rino Marino protagonisti a Locri di una pièce memorabileultima modifica: 2019-02-19T19:50:38+01:00da filmalieno
Reposta per primo quest’articolo