Da Sipario

La malafesta di Rino Marino è il terzo spettacolo, dopo Ferrovecchio e Orapronobis, portato in scena nello spazio del Clan Off Teatro di Messina assieme a Fabrizio Ferracane. I due artisti, originari di Castelvetrano (TP) formano un’affiatata coppia che opera da almeno otto anni non solo in Sicilia, il cui denominatore comune è un mix di comico e drammatico, un modo grottesco per infiorare le loro storie dall’andamento surreale e che corrono senza tempo sul filo della follia. Come è appunto lo spettacolo in questione, in cui Marino-Ferracane sembrano due personaggi beckettiani, ma anche sbucati fuori da una pièce di Scimone-Sframeli e quando profferiscono verbo, con accenti palermitani, sembrano dei nipotini dei vari Scaldati, Burruano, Li Bassi, Cucinella, Inparato. La scena dello stesso Marino, lo ritrae all’inizio disteso su un lettino/giaciglio di casa sua, accanto ad un comodino e una persiana chiusa che si apre sul nulla, mentre alla porta tuppulìa (batte) Ferracane in elegante abito nero e cappello in testa, ombrello in una mano e una cassetta nell’altra, che aspetta un bel po’ prima che l’altro di nome Taddarita (nome siculo che designa il pipistrello) chiamato ad alta voce due volte, gli possa aprire l’uscio. E’ una gag davvero esilarante che va avanti per almeno venti minuti, durante i quali Ferracane, che si definisce professionista della tuppuliata (un colpo alla porta e due chiamate ad alta voce) spiega all’altro, invertendo ad un tratto pure i ruoli, qual è il modo migliore per tuppuliare alla porta. Sembra che al Taddarita interessi solo dormire, innervosendosi alquanto per le mosche e zanzare che lo tormentano con i loro pizzichi e ronzii, imbracciando più volte quell’antico nebulizzatore di flit, insetticida efficace di poca durata, di cui pare che non se ne vedano più in giro. Forse è il giorno di Natale o i due fanno finta che sia un giorno d’una festa importante fuori stagione. La festa dei disgraziati aggiunge Ferracane. La festa di due poveri cristi di questo mondo che si ritrovano a solidarizzare sullo squallore della loro vita, dove basta una sveglia che segni indifferentemente le otto o le venti per farli volare chissà in quali galassie. I due dialogano senza sosta, recitano filastrocche, filosofeggiano sulle cose più semplici, rievocano antichi fasti e feste con mangiate degne di Gargantua e Pantagruel e infine Ferracane aprirà la sua cassetta misteriosa che irradierà luminosi raggi di luce sui loro volti e da cui sgorgherà fuori un dolce musica al ritmo di valzer che invoglierà entrambi a sgranchirsi le gambe e danzare lentamente a piccoli passi. Poi Ferracane andrà via e Taddarita tirandosi le coperte continuerà a dormire.

Gigi Giacobbe

Da Siparioultima modifica: 2018-04-24T12:52:46+02:00da filmalieno
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