Nota di regia SCABBIA

Scabbia

 

Niente è più grottesco del tragico

 Samuel Beckett

Ritengo che Scabbia rappresenti, tra i miei testi dialettali, specie per gli attori, il più ostico da mettere in scena, se non altro, per l’impegno mnemonico snervante che la struttura reiterativa e ossessiva richiede, quanto per una innegabile astrusità drammaturgica che lo accosta, a dispetto di un’apparente connotazione iperrealistica, ad un certo teatro dell’assurdo.

Con tale teatro, d’altronde, hanno quantomeno rapporti di contiguità tutte le mie pièces più recenti, la maggior parte delle quali in lingua. Né potrebbe essere altrimenti, giacché, affondando le radici nei territori della follia, approdano inevitabilmente, attraverso la disarticolazione del pensiero e lo sfaldamento della logica corrente, ad una dimensione ibrida e indefinita tra il tragico e il grottesco.

Due soli personaggi che interagiscono in uno spazio scenico angusto, due manovali, casualmente coinvolti a condividere la stanzaccia scalcinata di una pensione di quart’ordine. Il primo, in preda a prurito divorante, tormentato da incontenibili ossessioni e da angosce ipocondriache, finisce per trascinare l’altro in una simbiosi morbosa, con frequenti inversioni di ruolo, una sorta di folìe à deux, maturata in una dimensione asfittica ed opprimente, in una atmosfera stagnante, scandita dal suono sinistro di campane in lontananza, che segna l’ineluttabile trascorrere del tempo e prelude ad un’alba senza possibile riscatto.  

Dirompe tuttavia, a tratti, a stemperare le tinte fosche della vicenda,  quella ilarità che il nonsense finisce inevitabilmente per suscitare, conciliando, come non di rado accade, il naturale viraggio dal drammatico al comico.

Si è tentato di sperimentare, durante l’allestimento, un lavoro sugli attori che mirasse a un’adesione viscerale ai rispettivi ruoli, senza sottovalutare il rischio che il disagio dei personaggi travalicasse il limite della finzione scenica, per sconfinare nella vita reale degli interpreti.

Un rischio non indifferente, che tuttavia è valsa la pena di correre, nella convinzione che l’effetto catartico del teatro potesse infine prevalere su qualsiasi azione potenzialmente destabilizzante.

                                                                   

                                                                                                                                                     Rino Marino

 

 

Nota di regia SCABBIAultima modifica: 2010-06-04T22:02:00+02:00da filmalieno
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