Una follia “ragionata”

20.02.2019 – di Maria Battaglia

Lo spettacolo Malafesta con Fabrizio Ferracane e Rino Marino, nella triplice veste di autore, attore e regista, è al Piccolo Bellini di Napoli fino al 24 febbraio. Esso rappresenta l’ultimo tassello di una trilogia iniziata con Ferrovecchio e Orapronobis che suggella la felice collaborazione tra i due noti artisti iniziata nel 2010.

I tre spettacoli sono incentrati su temi legati all’emarginazione e al disagio psichico.

Marino e Ferracane spiegano:«Nei nostri lavori c’è sempre un’alternanza tra comico e drammatico ed è la cifra del grottesco a caratterizzare la narrazione che procede,talvolta,lungo il filo della follia.»

Ma chi sono Ferracane e Marino? Fabrizio Ferracane è un valente attore diplomato alla Scuola Teatès di Michele Perriera. Si è formato con registi come Mimmo Cuticchio ed Emma Dante ed è noto per aver lavorato al cinema con Bellocchio e Tornatore, per citarne alcuni. Rino Marino vanta una laurea in psichiatria e si è occupato di dramma terapia con pazienti affetti da disagio mentale. Ha un percorso teatrale che spazia da laboratori sul teatro di Grotowski e del Living Theatre alla collaborazione con Carlo Cecchi.

Su una scena scarna i due attori s’incontrano e si scontrano in un’atmosfera surreale, stagnante, sospesa che ricorda a tratti Aspettando Godot di Samuel Beckett e parlano in dialetto siciliano.

Dalla prima scena lo spettatore si accorge che i loro dialoghi sono sul filo della follia ma una follia “ragionata” che spiega con una logica inconfutabile la sua “necessità” di essere. Ci riferiamo in particolare alle battute che riguardano una sveglia sul comodino le cui lancette segnano le ore 8.00. Ci viene in mente Rousseau che affermava :«Anche un orologio rotto segna per ben due volte al giorno l’ora esatta.»

Ecco, questa è la logica che sottende allo spettacolo che ha momenti comici e grotteschi trasformando i due protagonisti di volta in volta in pagliacci, guitti, attori consumati ma soprattutto due disgraziati a cui la vita non ha regalato niente.

Essi vivono la disgrazia come una zanzara fastidiosa, attaccata alla loro pelle senza avere la possibilità di annientarla. Sono rassegnati al loro destino e anche la festa che preparano per la ricorrenza di un misero Natale al suono di uno scalcinato organetto, non riesce a mitigare lo squallore della loro vita e la loro rassegnazione.

Rino Marino spiega nelle note di regia:«In un’atmosfera grottesca atemporale, due amici Taddarita (pipistrello) e Malafesta, due disgraziati, due menti alla deriva si incontrano e si scontrano, fra storture ossessive e logiche malate, fra molestie di insetti e antiche filastrocche, in un gioco perverso di ambivalenze e inversioni di ruoli. Usano una lingua siciliana a tratti inventata, per rompere l’immobilità stagnante di giorni miseri e uguali, una festa miserabile: un Natale scalcagnato, fuori stagione, un ballo tra uomini al suono allucinato di un valzer d’organetto che affiora dalle nebbie di un tempo perduto e trascinato a precipizio in un carosello forsennato di visioni, di suoni, di odori dimenticati. Sembrano due fantasmi, come solo gli spettri della memoria prendono corpo a mano a mano e i corpi, in carne e ossa perdono sostanza tra iperboli comiche e sprofondi drammatici.»

Come si è detto, lo spettacolo ha toni drammatici e grotteschi ma anche tanta poesia. Lo spettatore prova tanta tenerezza verso i due protagonisti, vorrebbe salvarli dalla loro misera condizione e regalare loro una carezza, un abbraccio…

Le scene e i costumi sono di Rino Marino, le luci di Marino e Ferracane, le musiche di Mimmo Accardo.

Una follia “ragionata”ultima modifica: 2019-02-20T19:49:17+01:00da filmalieno
Reposta per primo quest’articolo